CO₂ non basta: la sostenibilità è molto più di una formula da compensare
Negli ultimi anni, la CO₂ è diventata la protagonista indiscussa del discorso ambientale. Dalle campagne pubblicitarie ai report delle grandi aziende, dai certificati “carbon neutral” agli slogan sulle compensazioni, tutto ruota intorno a questa molecola. La CO₂ è diventata la moneta della sostenibilità, il parametro unico per misurare l’impatto ambientale.
Ma siamo sicuri che basti?
La CO₂ è solo una parte del problema
È vero: l’anidride carbonica è un gas serra, e la sua concentrazione nell’atmosfera è una delle principali cause del riscaldamento globale. Ma ogni volta che produciamo CO₂ – che si tratti di produrre cemento, bruciare rifiuti, trasportare merci o costruire case – non emettiamo solo CO₂.
Vengono rilasciati anche metalli pesanti, microplastiche, composti organici volatili (VOC), polveri sottili, diossine, composti azotati e solforati, e altri inquinanti persistenti. Molti di questi non si vedono, non si contano facilmente, e soprattutto non si compensano piantando alberi.
Il grande trucco della “neutralità climatica”
L’ossessione per la CO₂ ha creato un gigantesco paradosso: basta dichiarare quante tonnellate di CO₂ si producono in un processo, promettere che saranno “compensate” con qualche iniziativa (spesso simbolica o a lungo termine), e il gioco è fatto.
Un prodotto – o addirittura un’intera azienda – diventa magicamente “a impatto zero”.
Ma non esiste neutralità ambientale se si continua a inquinare aria, acqua e suolo con sostanze tossiche solo perché “abbiamo calcolato e compensato la CO₂”. Ridurre tutto il concetto di sostenibilità a un calcolo su un foglio Excel è una semplificazione fuorviante e spesso strumentale.
L’ambiente non è un’equazione contabile
L’ambiente è un sistema complesso, fatto di equilibri fragili e interconnessi. Gli ecosistemi non leggono i bilanci del carbonio. Una discarica che emette poca CO₂ può essere un disastro ecologico se rilascia percolato tossico nelle falde acquifere. Una facciata “green” rivestita di pannelli può essere prodotta con plastiche espanse e colle cancerogene.
Ecco perché parlare solo di CO₂ è riduttivo, pericoloso, e in certi casi anche disonesto. È una narrativa comoda per l’industria, per i governi, per chi vuole fare greenwashing mantenendo intatti i propri processi produttivi.
Serve una nuova visione di sostenibilità
Non possiamo accettare che l’unico parametro di sostenibilità sia quanto CO₂ viene emessa o compensata.
Dobbiamo tornare a parlare di salute ambientale nel suo insieme: qualità dell’aria, acqua pulita, suolo vivo, biodiversità, assenza di sostanze tossiche, cicli di vita dei materiali, impatti sociali e territoriali.
La vera sostenibilità è preventiva, non compensativa.
Non si tratta di produrre e poi “compensare”, ma di ripensare i processi alla radice, riducendo ogni tipo di impatto.
Conclusione: non facciamoci fregare dalla semplificazione
La CO₂ è importante, ma non può essere l’unico metro di giudizio. Quando qualcuno ti dice che un prodotto è “a emissioni zero”, chiediti:
- Con cosa è stato fatto?
- Dove finisce quando non serve più?
- Cosa ha lasciato dietro, oltre alla CO₂?
La vera sostenibilità non si calcola solo in tonnellate, si costruisce con consapevolezza, trasparenza e responsabilità.
Noi ci teniamo alla sostenibilita’ reale, e i nostri pannelli isolanti in paglia cucita EAP Thermus sono i meno inquinanti in assoluto dopo la balletta di paglia!
