Oggi parlare di efficientamento energetico e cappotto termico non è più una questione per addetti ai lavori. Questi temi sono entrati nelle conversazioni quotidiane, e giustamente: riguardano le nostre case, la nostra salute e il nostro portafoglio.
🔍 Ma cosa significa davvero fare efficientamento energetico con un cappotto termico?
Il concetto è molto intuitivo: le nostre abitazioni devono trattenere il calore in inverno e restare fresche in estate, proprio come facciamo noi indossando un cappotto quando fa freddo.
Applicare un cappotto termico a un edificio significa rivestirlo con materiali isolanti, per ridurre le dispersioni termiche e migliorare il comfort abitativo.
🧱 Di cosa può essere fatto un cappotto?
I materiali isolanti oggi disponibili sul mercato sono numerosi, con caratteristiche molto diverse tra loro. Tuttavia, solo pochi sono davvero noti e usati su larga scala.
Dal punto di vista della protezione dal freddo, la maggior parte degli isolanti offre prestazioni simili, con differenze leggere. Ma la vera differenza si nota in estate: solo alcuni isolanti naturali sono in grado di garantire un buon sfasamento termico, ovvero la capacità di ritardare l’ingresso del calore all’interno dell’edificio.
I materiali sintetici o minerali, al contrario, spesso non riescono a offrire una protezione adeguata contro il caldo estivo. E oggi è proprio questo il vero problema: il raffrescamento estivo pesa molto di più in termini energetici ed economici rispetto al riscaldamento invernale.
Per capirci: raffrescare è circa 5 volte più impattante che riscaldare, sia in termini di energia consumata che di inquinamento prodotto.
Il paradosso? Dopo aver isolato una casa con un cappotto sintetico e averla portata magari in classe A, si finisce per dover installare comunque il condizionatore per renderla vivibile d’estate.
Una contraddizione che la normativa, purtroppo, fatica ancora a gestire in modo completo.
Questo argomento lo andremo ad approfondire in un altro articolo, perché richiede tutta la nostra attenzione.
🌍 E l’impatto ambientale dei materiali?
C’è un aspetto di cui si parla ancora troppo poco: l’inquinamento generato nella produzione dei materiali isolanti.
Se vogliamo davvero parlare di sostenibilità, ogni materiale dovrebbe riportare un’etichetta ambientale, in cui si descrivano:
- quanta energia è servita per produrlo (energia grigia),
- quanto isola realmente,
- quanto è traspirante per l’umidità.
📊 Un confronto tra materiali: 3 indicatori fondamentali
Abbiamo confrontato alcuni materiali rappresentativi – naturali, minerali e plastici – considerando la stessa prestazione termica (R = 5) e analizzando 3 parametri:
1. Energia grigia
È l’energia totale consumata per produrre il materiale, dalla materia prima fino al cantiere, escludendo l’uso effettivo in casa.
Più è alta, più il materiale inquina già prima di essere posato.
2. Spessore necessario per R = 5
Indica quanto spesso deve essere il materiale (in cm) per garantire una resistenza termica pari a 5 m²·K/W. Dipende dalla sua conduttività termica: più è bassa, meglio isola e meno spessore serve.
3. Traspirabilità
È la capacità del materiale di far passare il vapore acqueo, senza perdere capacità isolante.
Un materiale traspirante evita condensa e muffa, rendendo l’ambiente più salubre.
Questo parametro si misura con il valore μ (mu):
- μ basso = materiale traspirante (es. fibra di legno, lana di pecora)
- μ alto = materiale impermeabile (es. polistirolo, vetro)
🏁 In conclusione
Scegliere un isolante non è solo una questione di efficienza energetica, ma anche di benessere abitativo e impatto ambientale.
Quando valutiamo il materiale con cui “vestire” la nostra casa per i prossimi 20 o 30 anni, dovremmo sempre considerare:
- quanta energia è servita per produrlo
- quanto spazio occupa per garantire l’isolamento
- quanto “respira” per mantenere la casa salubre
Solo così possiamo parlare davvero di efficienza sostenibile.
Se analizzate bene i vari aspetti della tabella potete comprendere facilmente come scegliendo i materiali naturali e in particolar modo la Paglia sembra la soluzione migliore per avere nello stesso prodotto isolamento e salubrità. Un metro cubo di paglia ha 5 Kwh di Energia Grigia incorporata contro un metro cubo di XPS che ne ha 185Kwh!
